Le 5 Proposte Europee di Open Arms

 

A tutte le persone candidate nei partiti che parteciperanno alla corsa elettorale per le europee. 

 

Open Arms è una delle organizzazioni umanitarie che dal 2016 opera nel Mediterraneo centrale. Una zona del pianeta che, nonostante nei secoli abbia contribuito fortemente alla creazione dell’attuale cultura europea - dall’arte alla letteratura, dal cibo alla lingua - viene attualmente denominata “cimitero”. E questo perché, ogni anno, qui, migliaia di persone perdono la loro vita nel tentativo di attraversarla e di poter avere una prospettiva di vita differente da quella avuta nel paese di provenienza. Sono state quattro mila nel 2023 e duemila nel 2022. 

Open Arms lavora in questo tratto di mare per proteggere la vita di chi intraprende quella rotta senza avere la garanzia di riuscire a compierla interamente. In 110 missioni sono state portate in salvo 70mila persone, adulte e minori che, grazie a noi, sono arrivate vive in Europa. 

Nonostante alcuni membri del parlamento italiano ed europeo abbiano paragonato le nostre azioni a quelle di criminali, ovvero a chi lucra sulla pelle di persone che non hanno altre vie per lasciare il loro paese, in nessuna sede giudiziaria è emerso questo tipo di collegamento. Noi, invece, continuiamo a credere che il nostro lavoro sia utile a far venire alla luce quanto accade nel Mediterraneo centrale. Ecco perché, da sempre, ci poniamo come interlocutori delle istituzioni e non vorremmo essere considerati dei nemici. Anche in questa importante occasione, in cui la popolazione europea è chiamata a decidere la propria rappresentanza nelle sedi istituzionali dell’Unione, noi sentiamo l’esigenza di ribadire la nostra posizione su alcuni aspetti delle politiche per la gestione dei flussi migratori. E chiediamo a quanti più candidati possibili di farle proprie in modo da poterle portare nelle sedi in cui possano essere trasformate in azioni concrete. 

 

  1. L'attività di ricerca e soccorso fuori dalle acque italiane è condotta principalmente da imbarcazioni private-umanitarie. Open Arms in 110 missioni ha tratto in salvo 70 mila persone, adulte e minori, che, grazie a noi, sono arrivate vive in Europa. Serve quindi presentare una proposta legislativa per istituire un fondo dedicato alle attività di SAR, ovvero di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale.  

 

  1. Gli alti costi e le difficoltà logistiche per la richiesta di un visto per un paese membro dell’Unione rende discriminatorio l’accesso e impedisce, anche a chi è in possesso di un regolare passaporto, la riuscita della domanda. La bocciatura o l'impossibilità di ottenere quindi un documento regolare, accresce il ricorso a vie alternative spesso irregolari e pericolose. È necessario aggiornare il codice europeo dei visti d'ingresso. 

 

  1. Nel corso degli anni ci sono state molte esperienze di corridoi umanitari, evacuazioni e reinsediamenti. Purtroppo, nella maggior parte dei casi su iniziativa del settore sociale privato e non dei governi. I percorsi sicuri e legali sono il modo migliore per evitare la perdita di vite umane, per questo gli Stati membri devono intensificare le misure di reinsediamento e, quando necessario, creare corridoi umanitari verso l'Unione europea. Per fare ciò serve incrementare da subito la possibilità per le persone di muoversi regolarmente, attuando percorsi alternativi alle rotte migratorie pericolose. 

 

  1. Secondo il progetto "Missing migrants" dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), un'agenzia delle Nazioni Unite, sono poco più di 33 mila le persone che hanno perso la vita o sono scomparse lungo le rotte del Mediterraneo centrale e delle Canarie, dal 2014 a oggi. I numeri di questo fenomeno evidenziano l’urgenza di lavorare per sviluppare una politica migratoria che sia orientata al rispetto dei diritti umani e non solo al controllo delle frontiere. 

 

  1. Le politiche migratorie e di accoglienza europee sono sbilanciate verso un rafforzamento militarizzato delle frontiere invece di garantire i diritti di tutte le persone migranti. In quest'ottica è fondamentale investire le risorse a disposizione in politiche sull’integrazione e non esclusivamente per centri di detenzione o per il rimpatrio. 

 

Hanno già firmato:

Elly Schlein (Partito Democratico); 

Cecilia Strada (Partito Democratico);

Camilla Laureti (Partito Democratico) 

Marco Pacciotti (Partito Democratico); 

Giuditta Pini (Partito Democratico); 

Marco Tarquinio (Partito Democratico);

Antonella Parigi (Partito Democratico);

Antonella Soldo (Stati Uniti d’Europa); 

Alfonso Maria Gallo (Stati Uniti d'Europa); 

Eric Jozsef (Stati Uniti d’Europa); 

Marco Taradash (Stati Uniti d’Europa); 

Manuela Zambrano (Stati Uniti d’Europa); 

Matteo Di Maio (Stati Uniti d’Europa);

Suad Omar (Alleanza Verdi e Sinistra); 

Christian Raimo (Alleanza Verdi e Sinistra); 

Massimiliano Smeriglio (Alleanza Verdi e Sinistra); 

Luca Boccoli (Alleanza Verdi e Sinistra);

Federica Valcauda (Azione);

Daniele Nahum (Azione);

Giacomo Zattini (Movimento 5 Stelle); 

Maurizio Acerbo (Pace Terra Dignità); 

Paolo Maria Della Ventura (Pace Terra Dignità); 

Federico Dolce (Pace Terra Dignità); 

Tiare Gatti Mora (Pace Terra Dignità); 

Elettra Stamboulis (Pace Terra Dignità)

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