Tag: Missioni

  • Nuova nave ammiraglia

    Nuova nave ammiraglia

    Tuttavia, la necessità di una nave più grande che potesse affrontare le missioni in mare in maggiore sicurezza è diventata impellente a causa delle crescenti difficoltà in cui ci siamo imbattuti durante la nostra attività di soccorso. A testimoniarlo d’altra parte, sono le 1.555 persone che hanno già perso la vita nel Mediterraneo quest’anno nel tentativo di raggiungere l’Europa, secondo quanto riportato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).

    Di fronte a queste necessità, Enrique Piñeyro, filantropo argentino che ha iniziato una stretta collaborazione con Open Arms attraverso la ONG Solidaire da lui diretta- con voli umanitari in India e Mozambico-, si è unito alla nostra missione in mare cedendo alla nostra organizzazione la nave “Open Arms Uno”. 

    CARATTERISTICHE DELL’“OPEN ARMS UNO”

    La nave “Open Arms Uno” è stata costruita in Norvegia nel 2000. La nuova nave è lunga 66 metri, larga 15 metri, ha una stazza più di 4 volte superiore al vecchio rimorchiatore Open Arms e un ponte di 353 metri quadrati, su cui, in caso di emergenza e evacuazione, può atterrare un elicottero.

    La nave progettata appositamente per eseguire operazioni di salvataggio che coinvolgono numerose persone, trasporterà a bordo 4 imbarcazioni semirigide, dette anche RHIB, e consentirà di alloggiare circa 300 persone, numero che, in caso di emergenza e senza compromettere le condizioni di sicurezza dell’imbarcazione, potrebbe aumentare fino a mille. Dispone inoltre di 31 letti per l’equipaggio e di un ospedale con 26 posti letto.

    Abbiamo bisogno del vostro aiuto

    La “Open Arms Uno”, una nave preparata per eseguire salvataggi numerosi, ci aiuterà a salvare in sicurezza più persone, a proteggere la vita delle persone vulnerabili e ad adempiere all’obbligo di qualsiasi nave o persona che si imbatta in situazioni di emergenza in mare, come previsto dal diritto del mare e dalle convenzioni internazionali.

    Purtroppo i costi operativi di “Open Arms One” saranno più alti. Per questo, ora più che mai, abbiamo bisogno del vostro supporto e del vostro aiuto per continuare a mantenere il nostro impegno di non lasciare nessuna vita alla deriva.

    Ci aiuti a continuare?

  • Torniamo nel Mediterraneo

    Torniamo nel Mediterraneo

    Ecco perché torniamo. Proteggere la vita dei più vulnerabili e adempiere all’obbligo di qualsiasi nave o persona che attraversi vite in pericolo in mare. Ciò è previsto dal diritto del mare e dalle convenzioni internazionali.

    Il nostro impegno è con la vita

    Durante la scorsa estate il nostro veliero Astral ha realizzato varie missioni in mare con lo scopo di svolgere compiti di osservazione, sorveglianza e segnalazione. Durante queste missioni abbiamo soccorso più di 650 persone in difficoltà nei pressi del’’isola di Lampedusa, tra cui donne incinte, bambini e anche diversi neonati.

    Abbiamo bisogno del vostro aiuto.

    Sono passati 6 anni dagli inizi di Open Arms. Quell’esperienza cominciata nel 2015 con una squadra di bagnini volontari che volevano dare il loro contributo durante un’emergenza umanitaria si è trasformata in una potente risposta della società civile. Insieme siamo riusciti a salvare più di 62.000 vite in mare e a proteggere moltissime vite in difficoltà durante la pandemia di COVID-19. Tutto ciò è stato possibile grazie a persone come te che hanno deciso di entrare a far parte di questa grande famiglia. Ora più che mai, in questi tempi difficili, abbiamo bisogno del tuo supporto e del tuo aiuto per continuare a mantenere il nostro impegno: non lasciare nessuna vita allo deriva.

  • Secondo volo umanitario: cibo per il Mozambico

    Secondo volo umanitario: cibo per il Mozambico

    Le 33 tonnellate di prodotti alimentari (legumi, pesce in scatola, riso e olio di girasole) sono state consegnate alla Caritas Mozambico, che le distribuirà alle popolazioni colpite.

    L’obiettivo è aiutare le comunità di Cabo Delgado– regione costiera nel nord del Paese africano, al confine con la Tanzania – che dal 2017 subiscono continui attacchi indiscriminati da parte di gruppi armati affiliati allo Stato Islamico, che devastano paesi e villaggi e commettono stupri e omicidi nei confronti delle popolazioni locali.

    Negli ultimi anni, in questa regione la violenza jihadista ha causato più di 2.800 vittime e almeno 730.000 persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case.

    Tre quarti delle persone rifugiate sono donne e bambini, che in molti casi non hanno alcuna protezione, sono privi di documenti e lottano quotidianamente per sopravvivere.

    Questa iniziativa è parte integrante della missione di Open Arms, che da anni cerca di aiutare a risolvere i problemi all’origine. In Mozambico, come in altri Paesi africani, centinaia di migliaia di persone sono costrette ogni anno a fuggire da guerre e conflitti e sono obbligate a intraprendere viaggi molto rischiosi e pericolosi, in cerca di un posto sicuro in cui vivere.

    LE CAUSE DI UN CONFLITTO DIMENTICATO

    Secondo l’UNHCR, l’Ufficio delle Nazioni Unite per i Rifugiati, la situazione nella regione di Cabo Delgado è molto critica ed è esacerbata dalla povertà cronica, dai disastri climatici e dalle ricorrenti epidemie.

    Inoltre, il Paese africano sta ancora soffrendo le conseguenze dei due devastanti cicloni che l’hanno colpito nel 2019 e sta attraversando una situazione sanitaria molto difficile, aggravata dalla pandemia di COVID-19, che ha lasciato una gran parte della popolazione senza mezzi di sussistenza.

    Cabo Delgado è una regione ricca di pietre preziose e giacimenti di gas naturale, e lo sfruttamento delle sue risorse naturali è in gran parte nelle mani delle multinazionali.

    “La realtà è che i bisogni sono immensi. Sono necessarie più risorse dalla comunità internazionale ma anche dal governo del Mozambico, ed è importante agire prima che sia troppo tardi”, ha affermato Gillian Triggs, Vice Alto Commissario per la Protezione di UNHCR.

  • Primo volo con aiuti umanitari in India

    Primo volo con aiuti umanitari in India

    L’ospedale di Bathalapalli ha raggiunto al momento il 100% della propria capienza e si sono dovuti abilitare anche vari posti letto dell’Unità Malattie Infettive, a causa dell’aumento dei pazienti con Covid-19.

    L’India continua a registrare un numero allarmante di contagi, con più di 400.000 nuovi casi al giorno. Il paese deve affrontare un totale di 21,5 milioni di casi accumulati, 3,65 milioni di casi attivi e oltre 4.000 decessi al giorno.

    Al momento il dato che preocupa maggiormente è l’aumento dei contagi e delle diagnosi più gravi tra la popolazione più giovane. L’India è in attesa di aumentare le proprie riserve di ossigeno per alleviare l’emergenza sanitaria in corso nel paese e negli ospedali. Circa 40 paesi in tutto il mondo hanno annunciato l’invio di aiuti umanitari.

    Il Boeing 787 con le scorte mediche è partito da Barcellona venerdì scorso grazie alla collaborazione tra Open Arms e la Fondazione Vicente Ferrer e ha avuto il supporto di Enrique Piñeyro, pilota e presidente di Solidaire.

    Tanto la raccolta del materiale sanitario come la logística sono stati possibili grazie alla rapida risposta della società civile e di numerosi enti e singoli collaboratori, che si sono mobilitati in solo 5 giorni.