Tra loro c’era il piccolo Joseph, un bambino di sei mesi che viaggiava con la sua giovane mamma della Costa d’Avorio., IIl bambino è stato trasferito a bordo dell’Open Arms in condizioni critiche e stabilizzato dai nostri medici a bordo.
Una volta richiesta l’evacuazione medica urgente, sono passate più di 8 ore prima che arrivasse un elicottero. Durante quelle ore decisive le condizioni del neonato sono peggiorate e, nonostante i nostri sforzi, non ce l’ha fatta. Il corpo del bimbo è stato sepolto nel cimitero dell’isola di Lampedusa.
Oggi, a 2 anni da quella tragica giornata, commemoriamo in una cerimonia privata nel cimitero di Lampedusa insieme a sua madre Hajay,, la vita di joseph e quella delle migliaia di persone che continuano ad attraversare il Mediterraneo in cerca di una vita migliore.
Sono passati due anni da quel giorno, ma nulla è cambiato. In questo lasso di tempo migliaia di persone in cerca di una vita dignitosa sono annegate nel Mediterraneo e solo poche settimane fa siamo stati costretti ad assistere ancora una volta a un vergognoso spettacolo di propaganda da parte delle autorità italiane ed europee sulla pelle delle persone vulnerabili. Ancora una volta, le imbarcazioni umanitarie sono state messe al centro di un braccio di ferro politico che pretendeva addirittura di poter selezionare, tra i naufraghi a bordo, chi aveva il diritto di raggiungere un porto sicuro e chi, invece, doveva essere riportato in mare aperto, utilizzando criteri del tutto arbitrari e, soprattutto, illegali.
Le autorità italiane hanno definito questi uomini, donne e bambini come “carico residuale” e hanno ordinato “sbarchi selettivi”, trattando degli esseri umani come fossero degli oggetti. Una decisione inamissibile da parte di paesi che si definiscono democratici e che dovrebbero essere piuttosto dei punti di riferimento per il rispetto dei diritti umani e della vita di tutti.
Solo pochi giorni fa, un altro bambino è sbarcato a Lampedusa a senza vita causa di un’ipotermia provocata dalla lunga permanenza in mare. Per questo, ancora una volta, noi di Open Arms facciamo sentire la nostra voce per dire che tutte le violazioni dei diritti devono cessare e che bisogna considerare la vita,l’umanità e il rispetto dei diritti di ogni essere umano come una priorità assoluta.
Solo così potremo tornare a considerarci donne e uomini con coscienza e dignità. Nel frattempo, noi di Open Arms, così come le persone della società civile a bordo delle altre navi umanitarie, continueremo a difendere la vita e la dignità delle persone.