fermo amministrativo per 20 giorni e multa per open arms dopo lo sbarco di 195 persona a carrara
Nell’attuale contesto marittimo, le normative sembrano aver perso ogni validità.
Nell'ultimo mese la nave Open Arms, rispondendo alle richieste di soccorso della Guardia Costiera italiana, ha effettuato 7 operazioni di salvataggio sotto il suo coordinamento.
Tuttavia, mercoledì 23 agosto, in maniera del tutto incoerente con quanto fatto fino a quel momento, le autorità italiane hanno imposto il limite di un solo salvataggio, in conformità conl decreto Piantedosi, oltra a comminare il fermo amministrativo di 20 giorni della nostra imbarcazione Open Arms e una multa che ascende fino a 10.000 euro per aver salvato 196 persone in 3 diverse operazioni.
Nel corso dell’ultimo mese, il nostro rimorchiatore ha tratto in salvo 734 persone e fornito assistenza ad altre 540, tutte sotto il diretto coordinamento della Guardia Costiera italiana. Nell’ultima Missione 103, la nostra nave si è trovata in una situazione estremamente complessa, con decine di imbarcazioni in difficoltà in alto mare e l’incapacità da parte delle autorità italiane di soddisfare tutte le richieste di aiuto.
Di fronte a questa situazione, le stesse autorità ci hanno chiesto di intervenire in loro soccorso. Abbiamo così effettuato in un solo giorno 7 operazioni di salvataggio e altre 18 di assistenza, tutte minuziosamente coordinate dalla Guardia Costiera italiana, che in quel momento aveva le proprie imbarcazioni ormeggiate nel porto di Lampedusa per mancanza di carburante.
![fermo amministrativo per 20 giorni e multa per open arms dopo lo sbarco di 195 persona a carrara](/uploads/Captura de pantalla 2023-08-24 a las 15.40.30.png)
Pochi giorni dopo, durante l'ultima Missione 105, la Open Arms ha effettuato 3 operazioni di salvataggio in acque internazionali del Mediterraneo centrale, salvando un totale di 196 persone, tra cui 15 donne e 19 minori non accompagnati. Dopo aver tratto in salvo le prime 26 persone che viaggiavano su un'imbarcazione molto precaria, ci è stato assegnato il porto di Carrara come PoS, a più di 600 miglia di distanza e a 4 giorni di navigazione dalla zona in cui ci trovavamo.
Durante il tragitto abbiamo ricevuto una segnalazione da parte di Alarm Phone di altre 2 imbarcazioni in pericolo a sud della nostra posizione, confermata dall'ONG Sea-Watch grazie alla ricognizione sulla zona dei suoi aerei Seabird2.
Data la mancata risposta da parte dei centri di coordinamento marittimo italiani, che erano stati allertati insieme a Open Arms, siamo andati a fornire assistenza in base a quanto previsto dalle convenzioni internazionali e dal diritto marittimo internazionale.
Arrivati nei pressi di uno dei casi segnalati, l’MRCC italiano ha insistito affinché abbandonassimo la ricerca e procedessimo verso il porto assegnato, poiché, a detta loro, le autorità competenti si stavano occupando del caso. Tuttavia, alla richiesta da parte nostra di maggiori dettagli- come l’orario di arrivo delle loro motovedette sul posto-, non abbiamo ricevuto alcuna risposta.
Dunque il nostro rimorchiatore è arrivato nella zona e ha effettuato il salvataggio di 132 persone. Durante l’operazione, durata più di 2 ore, nessuna autorità è intervenuta. Successivamente abbiamo proceduto al salvataggio del secondo caso di cui eravamo stati allertati, portando a bordo dell’Open Arms un totale di 196 persone. Dopo una breve sosta a Lampedusa per effettuare l'evacuazione sanitaria di un giovane in condizioni mediche critiche, la nostra nave è arrivata martedì mattina al porto di Carrara.
Dopo aver ascoltato per oltre 6 ore le testimonianze del Capitano, del Coordinatore SAR e del Primo Ufficiale a bordo, le autorità italiane hanno imposto alla nave Open Arms un fermo amministrativo di 20 giorni e una multa che può arrivare fino a 10.000 euro.
La portata di quanto accaduto è sconcertante. Sanzionare una nave umanitaria perché svolge la propria missione di salvare vite umane in mare non solo va contro le convenzioni internazionali e il diritto del mare, ma conferma anche la mancanza di regole nell’ambito marittimo e un profondo disprezzo per la vita umana.
Salvare donne, bambini e uomini in pericolo non è un’opzione, bensì un dovere morale e legale a cui deve attenersi chiunque venga a conoscenza di una situazione di pericolo in mare.
Fermare la Open Arms per 20 giorni, in un momento in cui la crisi umanitaria in mare è al suo culmine, è una decisione estremamente rischiosa, carica di profonde conseguenze.
Dall’inizio del 2023 nel Mediterraneo sono morte più di 2.264 persone. Senza la presenza delle organizzazioni umanitarie che operano in mare, e che spesso agiscono al posto delle istituzioni, le vite umane perse in fondo al mare saranno ancora di più.
Se salvare vite umane è un crimine, non c'è momento migliore per unirti alla nostra banda. Diventa un criminale #FreeOpenArms
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